Ecco gli argomenti che sono stati affrontati:
- I Campi Estivi e il Museo della Memoria
- Comunità, patto sociale e Territorio
- L'Identità
- Le ricerche sul campo e l ipotesi progettuale
APPROFONDIMENTO TEMATICO:" Il Garibaldino Giuseppe Basile" con la presentazione, in anteprima, del busto in terra cotta ad egli dedicato. GUARDA VIDEO >>>
Sono Intervenuti:
Stefano Siracusa, presidente dell'associazione ALT - Associazione Leisure and Tourisme;
Alessandro Catania, Consigliere dell'associazione ALT - Associazione Leisure and Tourisme;
Dott. Giuseppe Basile, pronipote dell'omonimo medico garibaldino;Professor Stefano Bissi, la studiosa Antonella Barone, ll Sindaco, dott.ssa Mariella Bruno. Non avendo avuto modo di riportare qui di seguito tutte le argomentazioni espresse durante il Convegno, pubblichiamo di seguito alcuni parziali contributi:
L’Identità:
La distruzione Identitaria della Sicilia e il recupero della tradizione
La valorizzazione del proprio patrimonio culturale e tradizionale, è un concetto fondamentale della contemporaneità, configurandosi, tra l’altro, come un vero e proprio paradigma teorico: il grimaldello che consente di aprire la serratura di quel progresso sociale, economicoeculturale, tanto invocato ma così poco realizzato fino ad ora. Il progresso tanto invocato in Sicilia è stato inteso – purtroppo – come la progressiva distruzione di quella cultura tradizionale i cui valori accompagnavano l’uomo siciliano per tutto l’arco della sua esistenza, dalla nascita alla morte.
La Sicilia contemporanea, a causa di una storica politica assistenzialista e clientelare, viene a configurarsi come un’area di perenne transizione, senza sviluppo e senza progresso. Infatti, a una serie di visibili miglioramenti delle condizioni di vita dell’isola, concepibili come simboli della modernità, non si è accostato uno sviluppo dei modi di produzione. Il sistema neocapitalistico assieme a una politica di tipo assistenziale e clientelare, hanno concepito la Sicilia come area di consumo e non come area di produzione. Ciò ha reso ampia la domanda di lavoro nell’isola, nonché la volontà di attivare un avanzamento socio-economico da parte di quelle classi che una volta si dicevano subalterne. Quindi nel tempo si è prodotto, a diverse ondate, una serie di fenomeni emigratori verso l’estero, o comunque verso l’Italia settentrionale.
In questo panorama, la cultura tradizionale dell’Isola si è certamente trasformata a partire dalla fine dell’ottocento, ma in maniera decisiva, dagli anni cinquanta del novecento. Questa trasformazione si è manifestata, a causa di una progressiva eliminazione di tutti quei sistemi produttivi, attraverso i quali, si potevano individuare i tratti fondanti della cultura siciliana.
Esiste un elemento caratteristico in cui è possibile rintracciare i diversi tratti di una cultura unitaria dell’isola: il latifondo. Si può affermare, come dice Mario Giacomar-ra, che buona parte della cultura tradizionale della Sicilia si è venuta conformando sul latifondo: << il sostanziale conservatorismo dei proverbi, lo spirito di rassegnazione rilevabile nei racconti, la legittimazione del “ padrone ”… sono tutti tratti culturali di ascendenza latifondista >> [1].Questa cultura, almeno fino agli anni cinquanta, << era il risultato di secoli di storia, di un’opera lenta e progressiva, di prestiti e innovazioni, di assorbimenti e selezioni, di una continua rielaborazione, insomma, cui per gli apporti esterni avevano contribuito le varie genti che si erano succedute o nel popolamento o nel semplice dominio dell’Isola, e che nel suo procedere in forma autonoma aveva trovato la condizione quasi miracolosa della sua omogeneità […]. Di fatto, tolto un numero limitato di famiglie […], tutta la società siciliana partecipava di un’unica cultura la quale sostanzialmente non presentava soluzioni di continuità neppure nel passaggio dalla campagna alla città >> .[2]
Dagli anni cinquanta in poi è possibile constatare il progressivo ed inesorabile declino di quei settori produttivi tipici. Le tonnare sono quasi del tutto scomparse, l’allevamento e l’agricoltura tradizionali sono in declino, l’attività estrattiva dello zolfo come pure le saline sono divenuti meri reperti archeologici di una memoria passata e non più riconosciuta. La produzione artigianale locale si è annullata obliterando quei principi artistici ispiratori dei carrettieri, dei pupari, degli artisti del vetro ecc. I tradizionali balli e le musiche tipiche sono ormai ignorati dagli isolani: nei quartieri popolari di Palermo la musica in voga è prepotentemente quella neomelodica (Napoletana). Contestualmente, a causa del sempre continuo movimento emigratorio, i piccoli centri dell’isola si spopolano e nelle grandi città si assiste ad un’espansione urbanistica impressionante. Nell’uso del dialetto vi sono - a volte - atteggiamenti di repulsione, nonché di vero e proprio rinnegamento del proprio passato. Accanto a questi fenomeni, nel campo dell’occupazione lavorativa, si è registrato un aumento degli addetti al settore terziario e dei sottoccupati. Tale aumento è stato indotto – in parte – da quelle politiche clientelari ed assistenziali precedentemente accennate.
Se consideriamo che le iniziative derivanti dallo << sfruttamento del petrolio e dei Sali potassici hanno interessato solo un numero esiguo di individui la cui maggioranza per altro non appartiene alla popolazione locale >>, [3] ci rendiamo conto che il mutamento della società e della cultura siciliana deriva non dalla trasformazione delle strutture produttive, ma dalla loro progressiva eliminazione.
Lo strapotere delle società multinazionali, i fenomeni legati ai processi di globalizzazione dei mercati finanziari ed economici, l’imposizione dei dogmi e dei modelli culturali neocapitalistici - << dominanti >> e << omologanti >> per natura - presso quelle che una volta si dicevano le culture subalterne, hanno prodotto una nuova società moderna dove le vecchie categorizzazioni classiste vengono ad essere eliminate e con esse i propri sostrati culturali. In altre parole non esistono più le classi subalterne ( contadini, artigiani, operai e proletari in genere), né la cosiddetta classe borghese, né i nobili aristocratici, né le cosiddette classi egemoni: la lotta di classe non fa più parte dell’orizzonte ideologico dell’ << uomo consumistico >>. Oggi il popolo è divenuto un indifferenziato pubblico immerso in un orgia di beni superflui: l’uomo siciliano ha smesso di produrre quei << beni necessari >> legati al soddisfacimento dei bisogni primari legati alla sopravvivenza e alla riproduzione del sé, divenendo mero consumatore di quei beni - standard e superflui - prodotti sempre più dalle società transnazionali.
A fronte della perdita di quella realtà socioculturale tradizionale, agli studiosi e agli operatori nel settore dei beni culturali vengono ad imporsi due esigenze fondamentali: la prima riguarda la conoscenza dei tratti fondamentali della Cultura attraverso lo studio delle tradizionali strutture di produzione, la seconda è relativa alla riproposta culturale inerente alla valorizzazione dell’intero patrimonio culturale materiale e immateriale.
Salvo isolati, ma brillantissimi casi, quali ad esempio Pitrè e Cocchiarra, solo a partire dagli anni settanta l’uomo siciliano prese Coscienza del sé e delle proprie trasformazioni culturali. A livello scientifico e accademico, la scuola antropologica palermitana di Buttitta focalizzò l’attenzione allo studio della Cultura Materiale in ottica semiotica. Alla luce di un maggiore e crescente livello di coscienza generale, vengono organizzati due congressi internazionali tenutisi a Palermo nel 1978 e nel 1980: << occasioni di confronto fra coloro che, con obiettivi e modalità differenti, si occupano professionalmente di cultura materiale >> . [4]
A livello legislativo si registra maggiore attenzione e sensibilità: i beni etnoantropologici, grazie alla legge regionale 80/1977, assumono rilevanza istituzionale. A seguito della legge regionale 37/1978 ( recante provvedimenti in favore dell’occupazione giovanile), tra il giugno del 1979 e il dicembre del 1980, viene effettuato il Censimento dei beni etnoantropologici. Vengono assunti per svolgere tale lavoro, sulla base di liste di collocamento speciali, due giovani per comune. Grazie alla sinergia di tutte le università siciliane, di intellettuali e di studiosi palermitani, si produce, ora, una dettagliata catalogazione e documentazione relativamente ai reperti della Cultura Materiale isolana.
E’ in questo momento che il Siciliano ri-scopre se stesso e prende Coscienza di un passato estinto eppure irrimediabilmente ancora presente. Si perviene, in altre parole, ad una seria riflessione sulla costruzione del sé sociale, storico ed economico. Sorgono nuovi stimoli. Emergono nuove figure sociali che si fanno promotrici di convegni, di dibattiti e di attività culturali. Fioriscono le esposizioni, le mostre e i laboratori didattici. Grandi, piccoli e modesti musei della civiltà contadina sorsero tra gli anni settanta e ottanta in maniera esponenziale: alcuni divennero stabili e duraturi nel tempo, altri ebbero un’effimera sorte. Fra la fine degli anni ottanta e gli inizi degli anni novanta gli interessi volti alla fruizione di tali beni culturali, sia in ambito delle mostre che in quello museale, diedero vita al Servizio Museografico e al Laboratorio Antropologico: << strutture interne alla Facoltà di Lettere di Palermo ma operanti in tutto il territorio regionale >>.[5]
Oggi auspicabile sarebbe, produrre dal basso, una serie di azioni coscienti capaci di far rientrare nel nostro orizzonte ideologico quella Cultura tradizionale all’interno della quale si inscrivevano i valori, i sogni e le inquietudini dell’uomo: partecipazione attiva dei cittadini di una comunità alla costruzione sociale del sé. Il recupero delle nostre tradizioni culturali quindi è un processo sempre in divenire, dove i cittadini dovrebbero essere i protagonisti coscienti del progresso della propria specie. Ad esempio recuperare le tecniche artigianali locali, e riconvertirle in settori di produzione nuovi, magari con la creazione di marchi o consorzi, sarebbe auspicabile.
Stefano Siracusa
bibliografia:
[2] Buttitta A. 1977-78, Elogio della cultura perduta, in << Uomo e Cultura >>, a. X/XI, n.19/22, pp. 218-19.
[3] Buttitta A. 1977-78, Elogio della cultura perduta, in << Uomo e Cultura >>, a. X/XI, n.19/22, p. 222.
[4] Cfr. Giacomarra M. G. 2004, Una sociologia della cultura Materiale,Sellerio, Palermo, pp. 125-26.
[5] Giacomarra M. G. 2004, Una sociologia della cultura Materiale, Sellerio, Palermo, p. 132.
Comunità, Patto Sociale, Territorio
Il Museo è un’istituzione permanente senza fini di lucro, al servizio della comunità, aperta al pubblico, il cui scopo primario è quello di custodire, conservare, valorizzare e promuovere lo studio e la conoscenza del patrimonio culturale della città, al fine sia di preservare la memoria e sollecitare la curiosità nei confronti del passato sia di promuovere la conoscenza di strumenti critici utili alla migliore comprensione del presente.Fatta questa premessa, l’associazione con tale progetto intende:
- Creare un nuovo soggetto (IL Museo della Memoria) che strutturi una musealizzazione dell’intero patrimonio materiale e immateriale, nell’intento di costruire una memoria storica locale in grado di attivare una presa di coscienza funzionale ad uno sviluppo sostenibile del territorio;
- Produrre azioni di marketing territoriale per la promozione di nuove tecniche artigianali locali e di prodotti gastronomici tipici della tradizione.
- Produrre azioni mirate alla diffusione dei servizi culturali e turistici ed alla sensibilizzazione dei cittadini sul tema della fruizione turistica sostenibile;
- Valorizzare le identità culturali e le risorse paesaggistico-ambientali per l’attrattività e lo sviluppo, anche attraverso l’attivazione di nuove filiere produttive, aumentandone in questo modo la fruibilità e la loro attrattività territoriale a fini turistici.
Il tutto ponendo al centro l’importanza della costruzione di una memoria storica , la partecipazione attiva della popolazione locale nello sviluppo sociale, economico e culturale. Esso è dunque un Territorio che vuole raccontarsi per il tramite di una memoria costruita e condivisa dai suoi occupanti, ponendo altresì al centro la ricerca degli “Spazi Vissuti”sia della gente comune sia da quei “soggetti che per mestiere producono cultura”.
Il Museo della Memoria, è concepibile, dunque, come un’istituzione che abbia finalità di recupero, di valorizzazione e di comunicazione della memoria storica, della vita e della cultura di un territorio, delle relazioni tra ambiente naturale e ambiente antropizzato, nonché di realizzazione di progetti di sviluppo locale integrati con le politiche culturali, ambientali ed economiche.
Così come avviene per i musei contemporanei, il Museo della Memoria vuole occuparsi anche e soprattutto di concetti e non solo di cose. Tra i concetti oggetto di discussione troviamo la “Comunità”. In tale concetto vengono inclusi sia i cittadini, sia le istituzioni che svolgono un ruolo propulsivo. Tuttavia al fondamentale ruolo delle istituzioni va necessariamente accompagnato il coinvolgimento, il più largo possibile, dei cittadini. Non esiste Museo senza presa di coscienza da parte dell’intera comunità, presa di coscienza che prende avvio da un “Patto Sociale”. Quest’ultimo, non deve essere concepito come una serie di norme che obbligano o proibiscono questa o quella cosa, ma un accordo non scritto e condiviso in via generale dalla collettività, in modo da valorizzare il patrimonio culturale anziché sfruttarlo, cercando se possibile, una razionalizzazione economica derivante dalla valorizzazione del patrimonio culturale e naturale. Altro concetto fondamentale alla creazione del museo è il “Territorio”, da intendere sia in senso fisico, sia come storia della popolazione e dei segni materiali e immateriali lasciati da coloro che lo hanno abitato in passato.
Tale progetto vuole essere il tentativo, si spera non troppo velleitario, di rendere fruibile ad un pubblico il più vasto ed eterogeneo possibile, tutti quei frammenti, a volte anche piccolissimi, rintracciabili nella storia e nella memoria di una data comunità di individui, sconfinando da un passato storico più o meno lontano all’attualità e alla quotidianità, laddove tutto ciò che è cultura tende a plasmare una memoria sempre in divenire. Una memoria dunque sempre in trasformazione, mai statica e sempre dinamica e in continua evoluzione.
Il Museo della Memoria vuole essere un’istituzione legata alle domande della collettività, che in questa fase riguardano soprattutto i modi con cui assicurare lo sviluppo economico in settori non tradizionali e in cui conservare un’identità nell’era della globalizzazione. In conclusione esso è un processo dinamico: non è solo un fatto formale o un percorso disegnato sulla carta, ma deve corrispondere ad azioni concrete, capaci di cambiare la società e incidere positivamente sul paesaggio. In definitiva un museo inteso come << un soggetto che per - natura - e per mestiere produce cultura >>.
Stefano Siracusa
I Campi Estivi Siculiana 2011
I Campi Estivi Siculiana 2011
I Campi estivi sono stati rappresentativi di quel processo di costruzione identitaria locale, necessari allo sviluppo turistico-culturale di Siculiana. L’associazione ALT, con grande impegno e spirito di cooperazione e di promozione sociale, ha lavorato affinchè si gettino le basi di uno sviluppo turistico-culturale del Pese. Infatti Tali Campi hanno avuto la finalità sia di far conoscere i luoghi e la cultura locale, sia di far partecipare gli ospiti nella fase di progettazione del Museo della Memoria di Siculiana. Le attività dei campi estivi di Siculiana >>>> prevedevano la partecipazione a scelta ( minimo uno, massimo tre ) di Laboratori didattici. Questi ultimi sono stati tre:
- Laboratorio di Ricerca Etnografica
- Laboratorio per la progettazione partecipata e l'allestimento di percorsi espositivi e museali
- Laboratorio di lavorazione dell'argilla.
Oltre ai laboratori, apposite visite guidate nei luoghi di interesse culturale ( Castello Chiaramonte, Chiesa SS: Crocifisso, monumenti ecc) sono state incluse nel programma. Infine escursioni naturalistiche presso la stupenda Riserva Naturale "Torre Salsa" (gestita dal WWF), hanno consentito ai partecipanti dei campi di trascorrere momenti indimenticabili, immersi nella natura, tra spiagge ancora selvagge e un paesaggio davvero unico nel suo genere.>>>>
Itinerari alternativi sono stati promossi dall’associazione, quali ad esempio la Valle dei Templi, la Casa natale di Pirandello, la Scala dei Turchi e altro.
Il numero dei partecipanti ai Campi dal 25 luglio al 25 agosto sono stati complessivamente 26, dislocati in tre turni di una settimana ciascuno. Da prato a Roma, dalla Puglia e alla Sicilia, i partecipanti ai Campi Estivi, provenienti da luoghi diversi, hanno apportato le proprie esperienze, le proprie conoscenze e la giusta voglia di fare, utili nella fase della progettazione partecipata.
Dibattiti, discussioni e idee hanno dato vita all’ipotesi progettuale di un Museo della Memoria che vuole essere innanzitutto un processo sociale capace di creare un soggetto che produca cultura. Produrre cultura implica come immediata conseguenza un processo di sviluppo e di progresso per la comunità locale. Esso può essere inteso come un luogo in cui le memorie personali dei cittadini si inscrivono nella memoria collettiva della comunità. Tale processo implica due fatti importanti: 1) riuscire a far parlare, a larghi strati di popolazione, di tematiche importanti e di interesse collettivo; 2) realizzare un luogo fisico della memoria collettiva da utilizzare sia in funzione dell’autocoscienza sociale - necessaria per il progresso culturale della comunità- , sia in funzione dell’incremento dell’attrattività turistica - necessaria per lo sviluppo economico del paese-. Un meccanismo virtuoso, quindi, in termini di incremento dell’attrattività turistico-culturale, con il relativo indotto economico che se ne potrebbe derivare per la società in generale.
Metodologia utilizzata:
- La video clip dei Campi Estivi Siculiana 2011 ( a cura di Salvatore Piscopo ) clicca qui per vedere la video clip>>>
- Laboratorio di Ricerca Etnografica
- Laboratorio per la progettazione partecipata e l'allestimento di percorsi espositivi e museali
- Laboratorio di lavorazione dell'argilla.
Oltre ai laboratori, apposite visite guidate nei luoghi di interesse culturale ( Castello Chiaramonte, Chiesa SS: Crocifisso, monumenti ecc) sono state incluse nel programma. Infine escursioni naturalistiche presso la stupenda Riserva Naturale "Torre Salsa" (gestita dal WWF), hanno consentito ai partecipanti dei campi di trascorrere momenti indimenticabili, immersi nella natura, tra spiagge ancora selvagge e un paesaggio davvero unico nel suo genere.>>>>
Itinerari alternativi sono stati promossi dall’associazione, quali ad esempio la Valle dei Templi, la Casa natale di Pirandello, la Scala dei Turchi e altro.
Il numero dei partecipanti ai Campi dal 25 luglio al 25 agosto sono stati complessivamente 26, dislocati in tre turni di una settimana ciascuno. Da prato a Roma, dalla Puglia e alla Sicilia, i partecipanti ai Campi Estivi, provenienti da luoghi diversi, hanno apportato le proprie esperienze, le proprie conoscenze e la giusta voglia di fare, utili nella fase della progettazione partecipata.
Dibattiti, discussioni e idee hanno dato vita all’ipotesi progettuale di un Museo della Memoria che vuole essere innanzitutto un processo sociale capace di creare un soggetto che produca cultura. Produrre cultura implica come immediata conseguenza un processo di sviluppo e di progresso per la comunità locale. Esso può essere inteso come un luogo in cui le memorie personali dei cittadini si inscrivono nella memoria collettiva della comunità. Tale processo implica due fatti importanti: 1) riuscire a far parlare, a larghi strati di popolazione, di tematiche importanti e di interesse collettivo; 2) realizzare un luogo fisico della memoria collettiva da utilizzare sia in funzione dell’autocoscienza sociale - necessaria per il progresso culturale della comunità- , sia in funzione dell’incremento dell’attrattività turistica - necessaria per lo sviluppo economico del paese-. Un meccanismo virtuoso, quindi, in termini di incremento dell’attrattività turistico-culturale, con il relativo indotto economico che se ne potrebbe derivare per la società in generale.
Stefano Siracusa
Laboratorio di Progettazione di percorsi espositivi e museali
Il Museo della Memoria di Siculiana
(A cura di Alessandro Catania)
Metodologia utilizzata:
• Presentazione del Laboratorio di Allestimento Museale (esperienza personale legata alle visite dei Musei)
• Sopralluoghi e schizzi preliminari di Progetto
• Studio di Riferimenti Progettuali
• Elaborazione ipotesi di Progetto
• Ritorno negli eventuali luoghi di Progetto e conclusioni finaliCos’è un museo?
• Secondo lo statuto dell’ICOM il museo è “un istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. E’ aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e le espone ai finio di studio, educazione e diletto”Presentazione di diverse cartografie riproducesti le ipotesi progettuali di allestimento:
• Sopralluoghi e schizzi preliminari di Progetto
• Studio di Riferimenti Progettuali
• Elaborazione ipotesi di Progetto
• Ritorno negli eventuali luoghi di Progetto e conclusioni finaliCos’è un museo?
• Secondo lo statuto dell’ICOM il museo è “un istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo. E’ aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e le espone ai finio di studio, educazione e diletto”Presentazione di diverse cartografie riproducesti le ipotesi progettuali di allestimento:
Purtroppo in questo spazio non possiamo pubblicare al momento le cartografie per problemi tecnici e burocratici. In futuro sarà possibile la pubblicazione, una volta ufficializzata la sede.Le sezioni del Museo della Memoria suddivise per aree tematiche:
• Il Territorio:Patrimonio Naturale e Patrimonio Culturale;
• La Nascita: Rituali Natalizi, Battesimo;
• L’Infanzia: Giochi fanciulleschi, Confessione, Comunione e Cresima
• Il Matrimonio: La Tradizione degli sposalizi benedetti (La chiesa, Il culto del SS. Crocifisso e il Castello Chiaramonte)
• La Guerra: Il servizio di leva, il medico Garibaldino, i Caduti in guerra
• La Famiglia: L’Album di Famiglia e la sfera domestica
• Il Lavoro: Civiltà Agraria, la Civiltà Marinara, L’azienda vinicola Basile, l’Artigianato tradizionale
• La Morte: Rituali di Pasqua, la morte e la festa dei morti
• Il Territorio:Patrimonio Naturale e Patrimonio Culturale;
• La Nascita: Rituali Natalizi, Battesimo;
• L’Infanzia: Giochi fanciulleschi, Confessione, Comunione e Cresima
• Il Matrimonio: La Tradizione degli sposalizi benedetti (La chiesa, Il culto del SS. Crocifisso e il Castello Chiaramonte)
• La Guerra: Il servizio di leva, il medico Garibaldino, i Caduti in guerra
• La Famiglia: L’Album di Famiglia e la sfera domestica
• Il Lavoro: Civiltà Agraria, la Civiltà Marinara, L’azienda vinicola Basile, l’Artigianato tradizionale
• La Morte: Rituali di Pasqua, la morte e la festa dei morti
DURANTE IL CONVEGNO E' STATO PRESENTATO AL PUBBLICO:
- Il busto in terra cotta, di colore rosso e dell'altezza di 40 cm, riproducente il volto del dott. G. Basile, siculianese e medico personale di Garibaldi ( realizzato dal dott. Umberto Bosco) .Tale busto, commissionato e pagato dall'associazione, sarà esposto nel Museo della Memoria appartenedo di fatto alla Collezione dell'associazione.
Prossimamente sarà pubblicato il video relativo alla parte del convegno in cui intervengono: il dott. G. Basile, pronipote dell'omonimo garibaldino, nonchè il prof. Stefano Bissi